In questo breve articolo proponiamo una visione di insieme che caratterizza l’approccio alla digitalizzazione come processo generale di analisi, ideazione e successiva produzione del costruito attraverso il monitoraggio dei nuovi cantieri da parte delle pubbliche amministrazioni.

 Per digitalizzazione dei processi intendiamo il completo affidamento dell’intero schema procedurale, di una commessa pubblica nella fattispecie legata al mercato delle costruzioni, a metodologie e strumenti informatici. Più nello specifico si parla di processo di trasformazione digitale quando, in un qualsiasi flusso produttivo o monitoraggio di processo in genere, si opera generando dati di registrazione, creando connessioni tra essi ed effettuandone conservazione e archiviazione.

Nel settore delle costruzioni questo avviene tramite piattaforme collaborative che garantiscono la conservazione del dato, sempre più performanti ed interoperabili. A partire dalla direttiva europea EUPPD del 2014 i governi di tutti gli Stati membri si sono dati obiettivi temporali circa il raggiungimento della piena maturità BIM e di fatto ogni procedura standardizzata emanata da ciascun governo individua mediamente 4 stadi di maturità. Nel nostro Paese, a trattare questo aspetto, se ne occupa la parte 1 della norma UNI 11337: dallo stadio 1 - che vede sostanzialmente utilizzati, nelle varie fasi, metodi e procedure legate all’uso dei CAD – si procede con stadi che progressivamente prevedono l’uso della modellazione intelligente e dei relativi metodi di checking attraverso criteri di condivisione.

Lo stadio 4 prevede l’uso di formati aperti interoperabili processati e controllati attraverso CDE (Common Data Environment). Per i modelli accompagnati da report di verifica i formati sono standardizzati secondo schemi previsti per il fine per quale sono stati prodotti (costruzione civile, ospedaliera, aeroportuale, Facility Management, Conservazione del patrimonio storico, etc.) al fine di incentivare un processo di validazione che non lasci margine di errore ed un successivo controllo produttivo e gestionale della commessa.

La digitalizzazione nel nostro Paese ha ricevuto impulso attraverso decreti specifici (decreto 560/2018 noto come decreto Baratono), finalizzati a dare direttive specifiche sulla natura dei lavori che devono essere svolti con metodologie digitali metodi e strumenti di attuazione da parte delle Pubbliche Amministrazioni e tempistiche certe.

Tali decreti vanno letti insieme ai criteri di attuazione del PNRR che prevedono principi legati alla metodologia BIM ed altri provvedimenti emanati (come i nuovi CAM o criteri ambientali minimi), ridefiniti col principio della conservazione del dato che pertanto è digitale, condiviso ed archiviabile. Questa esigenza, comune ormai a tutti i Paesi industrializzati, ha dato impulso alla tecnologia del dato, al punto che si cercano sempre più nuove semantiche, ovvero proprietà e codifiche per classi di oggetti di modellazione esportati nei formati aperti, adattabili a tutti i settori industriali (e non solo delle costruzioni) e ad ambienti di condivisione sempre più competitivi in termini di economici di potenza, gestione, sicurezza ed affidamento del dato.

IL NUOVO CODICE DEGLI APPALTI

Codice appalti 2023

La logica che ha spinto negli ultimi anni i vari governi del nostro Paese avvicendatisi a riformare periodicamente il codice degli appalti pubblici è ovviamente legata allo scopo di creare uno strumento legislativo efficace per l’attuazione di una politica efficiente ed attenta alla spesa pubblica nella realizzazione delle opere infrastrutturali. L’esigenza ricorrente è sempre quella di semplificare le procedure, destinare risorse al settore pubblico e minimizzare i tempi di intervento.

Il precedente codice degli appalti pubblici - noto come legge 50/2016 - recepiva la direttiva europea EUPPD del 2014 sopracitata, aprendo alla possibilità che qualche stazione appaltante, già nelle competenze, accettasse progetti realizzati con i metodi tipici della progettazione elettronica. Questo fu un primo embrione utilizzato dal governo per spingere il mercato delle costruzioni nella giusta direzione, ovvero quella del BIM.

Successivamente, una serie di decreti correttivi già al codice degli appalti precedente sono serviti a dare impulso, ad enti come l’Agenzia del Demanio o alcuni enti locali quali regioni e comuni particolarmente aggiornati nei servizi tecnici, ad emanare sempre più gare che prevedessero la metodologia BIM.

La recente approvazione del nuovo codice degli appalti pubblici, nota anche come legge n.36 del 31/03/2023, ha infine ribadito la progressiva introduzione delle metodologie legate alla progettazione digitale nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture, riportando negli articoli allegati gli obiettivi del decreto 560/2018, già citato e modificato poi nel 312/2021, aggiungendo ulteriori provvedimenti incentivanti.

Nella nuova emanazione del codice l’obiettivo prioritario è stato quello di snellire le procedure di approvazione e finanziamento di opere ritenute utili per il Paese ed inserite nel pacchetto di provvedimenti presenti nel PNRR, il programma con cui il governo intende gestire i fondi del Next Generation EU - strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall'Unione europea per risanare le perdite causate dalla pandemia.

Significativo è come siano ribaditi i requisiti organizzativi di cui si deve dotare la pubblica amministrazione che intende emanare e quindi gestire bandi in BIM come evidenziato nel comunicato ufficiale del MIT, precisando che, grazie alla digitalizzazione delle procedure, per ogni gara si risparmieranno dai sei mesi ad un anno. Il codice vedrà ancora una fase di transizione in quanto entrerà in vigore dal 1°gennaio 2024.

Il nuovo codice prevede inoltre che il MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) crei una banca dati degli appalti con le informazioni relative alle imprese, un po’ come già avviene nei portali pubblici relativi ai servizi di edilizia per gli enti locali: una sorta di ambito identificativo digitale, consultabile sempre, senza che sia necessario per chi partecipa alle gare presentare di volta in volta documentazione, nell’ottica di accelerare le procedure di aggiudicazione. Inoltre i soggetti appaltanti, studi e società di ingegneria ma anche imprese e cittadini avranno disponibili online i dati per garantire trasparenza

In particolare sono rilevanti alcuni provvedimenti volti ad incentivare quanto già previsto dal decreto 560/2018, come ad esempio quello relativo agli incentivi previsti per funzioni tecniche e per l'utilizzo del BIM ai tecnici della pubblica amministrazione.

Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti destinano risorse finanziarie per le funzioni tecniche svolte dai dipendenti specificate nell’allegato XIV di cui al comma 1 e per le finalità indicate al comma 5, a valere sugli stanziamenti di cui al comma 1, in misura non superiore al 2% dell'importo dei lavori, dei servizi e delle forniture, posto a base delle procedure di affidamento. Ciò vale anche agli appalti relativi a servizi o forniture nel caso in cui venga nominato il direttore dell’esecuzione.

L’80% delle risorse di cui sopra, compresi anche gli oneri previdenziali e assistenziali a carico dell'amministrazione, è ripartito per ogni opera, lavoro, servizio e fornitura, tra il RUP e i soggetti che svolgono le funzioni tecniche indicate al comma 2, nonché tra i loro collaboratori. Gli importi sono comprensivi anche degli oneri previdenziali e assistenziali a carico dell'amministrazione.

Al comma 4 è previsto che, per le amministrazioni che adottano i metodi e gli strumenti digitali per la gestione informativa dell’appalto, il limite di soglia del primo periodo (fissato, come sopracitato, al 2%) è aumentato del 15%: si tratta, appunto, dell'utilizzo del BIM.

In questo modo, oltre il 20% delle risorse derivanti da finanziamenti europei dovrà essere utilizzato per acquistare beni e tecnologie funzionali a progetti di innovazione e consentire il cosiddetto atto organizzativo imposto dal Dl 560/2018 per incentivare:

  • la modellazione elettronica informativa per l’edilizia e le infrastrutture
  • l’implementazione delle banche dati per il controllo e il miglioramento della capacità di spesa
  • l’efficientamento informatico, con particolare riferimento alle metodologie e strumentazioni elettroniche per i controlli

QUANTO GIA FATTO IN TERMINI DI DIGITALIZZAZIONE: L’ESEMPIO DEL MIT

Se guardiamo ai portali delle principali istituzioni governative sia pubbliche che partecipate (quali ad esempio Agenzia del Demanio di Stato, i siti del network della rete ferroviaria italiana RFI, ITALFERR, ANAS, ovvero tutti enti che recepiscono la realizzazione e manutenzione delle opere pubbliche oramai con modelli virtuali) viene pubblicizzato il recepimento dei progetti con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza nel monitoraggio e nella successiva fruizione delle opere.

In particolare è interessante mostrare in questa sede come anche il sito del MIT abbia intrapreso una politica informativa nell’ambito dell’amministrazione trasparente in cui vengono elencate le opere seguite direttamente dal Ministero.

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Le opere sono divise per categorie e di esse è consultabile l’andamento generale, la spesa, la consistenza, i responsabili, lo stato di avanzamento e le previsioni di termine.

Il Ministero ha inoltre sviluppato delle piattaforme basati su sistemi open source: 

  • OpenData contiene i dati riguardanti le infrastrutture e i trasporti e permette di esplorare i cataloghi di dati, realizzare grafici e visualizzare su mappa le informazioni georeferenziate. Tra le informazioni disponibili abbiamo ad esempio quelle riguardanti gli incidenti stradali, dati sulle infrastrutture portuali italiane, la spesa pubblica per i trasporti e le opere infrastrutturali strategiche.
  • OsservaCantieri permette di sapere a che punto di realizzazione è un’opera pubblica, per quanto è stata finanziata, quanto sta effettivamente costando, se e perché ritarda, quanti giorni di lavoro reali vi sono stati dedicati. Tutte queste informazioni, per la prima volta disponibili in Italia, sono continuamente aggiornate e di facile consultazione da parte del cittadino.

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In questo esempio - tratto da OpenCantieri relativamente alla realizzazione di una nuova caserma - è possibile avere una visione globale del tipo di intervento relativamente alla storia della gara, gli aggiudicatari, la struttura tecnica che la gestisce, quella che l’ha progettata e le società coinvolte nella costruzione. Sono consultabili gli elaborati di progetto e lo stato di avanzamento dei lavori del cantiere, informazioni sulla spesa finora sostenuta e sulle previsioni, nella realizzazione in rapporto al budget previsto e dichiarato. Un occhio esperto riconosce la natura degli elaborati come derivanti da una modellazione BIM.

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La disponibilità di tutte le informazioni di partenza e i dati aggiornati sull’andamento di un appalto pubblico si muove nella logica di arrivare ad una piattaforma condivisa, o per usare termini tecnici ad una sorta di stato di lavorazione, relativi alle procedure standardizzate del BIM. Stesso vale per la più specifica banca dati prevista dal nuovo codice degli appalti, fruibile da tutti i soggetti coinvolti e, nella fattispecie, dai veri committenti delle opere, cioè i cittadini, coloro che contribuiscono alle risorse per realizzare le opere di cui c’è necessità di usufruire in tempi ragionevolmente brevi.

A cura di Luca Talucci | BIM Manager Descor

 

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