Uno degli aspetti più innovativi nella metodologia Bim è quello di aver risolto la problematica più ricorrente nella progettazione, e cioè avere la certezza di lavorare la versione del progetto più aggiornata senza correre il rischio che i vari team si ritrovino a lavorare per dei possibili errori di comunicazione, su versioni incomplete, non revisionate o superate. Ciò accade soprattutto nella progettazione di grandi opere in cui il processo di comunicazione è reso complesso dalla partecipazione di più team specialistici nelle varie fasi di sviluppo, dove dai vari briefing tra i partecipanti, la committenza ed i vari soggetti coinvolti   scaturiscono successive emissioni o revisioni del progetto. Si procede pertanto conformemente alle specifiche di commessa a generare elaborati con le opportune etichettature di revisione ed a depositarli, come richiede il metodo di lavoro in qualità, nelle opportune repository indicate dal documento di commessa, ma ciò nonostante può non emergere la cronologia delle cosiddette revisioni e si finisce col far confusione. Eppure ormai da tempo ci sono figure garanti che ciò non accada come quella del Cad Manager il supervisore che nel processo Cad definisce regole grafiche e terminologiche nell’ utilizzo ed organizzazione degli elaborati Cad.

Nell’epoca delle piattaforme collaborative e del cosiddetto lavoro in condivisione il processo di progettazione avviene elaborando e sviluppando un modello digitale “condiviso” dall’ intero team o dai teams di lavoro, perché sviluppato in contemporanea, secondo un metodo in cui una copia del modello centrale viene continuamente aggiornato o “sincronizzato” conifile di modello lavorati localmente sulle postazioni dei modellatori. Ci riferiamo al cosiddetto processo di condivisione o worksharing, basato su un ausilio informatico ben preciso che può essere Revit Server residente su un server se avviene nell’ambito di una localizzazione produttiva quale quella di uno studio o ufficio specifico, o addirittura su un cloud, BIM 360 se a condividerlo devono essere teams dislocati in studi ubicati in differenti località. Tutto ciò evidentemente riduce o annulla la possibilità di non lavorare sulla versione di progetto più aggiornata, perchè il modello è appunto condiviso.

cde

Differenza tra piattaforma collaborativa e CDE

Il processo fin ora descritto, dunque delinea una specifica tecnologia informatica che può funzionare in una LAN aziendale o su un host a noleggio sul web cioè uno spazio cloud. Ma anche un CDE Common Data Environment è solitamente (non necessariamente) presente in uno spazio cloud. Qual è quindi la differenza tra i due tipi di supporti citati?  Chiariamo prima che cosa è dal punto di vista teorico un CDE. Nella parte 4 delle norme UNI 11337, le direttive cui far riferimento se si opera in BIM nel nostro paese, esso prende anche il nome di ACDat cioè ambiente di condivisione dati ed è in generale uno spazio dati, uno store data organizzato secondo delle precise sezioni con una specifica destinazione d’uso a cui hanno limitatamente accesso tutti i soggetti coinvolti della commessa in rapporto al ruolo che svolgono. Ovviamente i dati sono di natura eterogenea e tutti comunque riguardanti la commessa in essere. Avremo dunque documenti amministrativi, elaborati di progetto di genere vario, dalle relazioni tecniche, agli elaborati grafici, ai modelli digitali, peraltro navigabili. Quindi un CDE avrà un visualizzatore 3D che permette di navigare i modelli 3D, visualizzarne i contenuti, aggiungere con speciali editor, correzioni, note, chiarimenti. Tutti questi documenti in rapporto al loro grado di aggiornamento saranno salvati in una delle sezioni di cui si compone il CDE.

bim 360

Una piattaforma collaborativa invece nel senso inizialmente enunciato è decisamente qualcosa in più, e pur essendo organizzata come un CDE in termini di sezioni ed accessi, offre la possibilità di creare e lavorare i modelli  in essa residenti, in tempo reale ed in condivisione, quindi è direttamente accessibile da parte del software di  BIM Authoring anche da parte di altri software in grado di condividere i processi per effettuare anche elaborazioni tipiche del metodo BIM come simulazioni 4D, model Checking, quantity take off. Nel caso dei prodotti Autodesk parliamo di Bim 360 Design che consente la modellazione condivisa in Revit ma anche in AutoCad Civil 3D, per la progettazione infrastrutturale mentre in abbinamento c’è BIM 360 docs, uno spazio cloud che rappresenta il vero e proprio CDE accessibile da Web. Ovviamente per completezza di esposizione esistono nel mercato anche altre soluzioni che abbinano una piattaforma collaborativa ad un software di modellazione, ad esempio Archicad e BIMx, Bim Bentley e Projectwise…etc etc.

Organizzazione delle informazioni: Common Data Environment (CDE)

L’organizzazione della piattaforma collaborativa è definita dalla norma UNI 11337 part 4 ed è stata concepita accessibile in qualsiasi momento da parte di ogni partecipante al processo, per le aree ed i dati che gli competono.

Come detto è organizzata per sezioni che ricalcano l’evoluzione e lo sviluppo della commessa dalla fase preliminare di gara, allo sviluppo e revisione dei modelli, all'approvazione o accantonamento di soluzioni progettuali, allo storico delle versioni vagliate. Le fasi pertanto cosi come definite dalla norma sono:

 L0 Elaborazione ed aggiornamento (Work in progress – WIP): sono qui collocate gli elaborati “in lavorazione” relativi ai vari ambiti applicativi come, ad esempio, l’area afferente alla progettazione architettonica, alla progettazione strutturale, ecc. In ciascuna di tali aree viene sviluppata la specifica parte del progetto e la relativa documentazione con le varie lavorazioni e revisioni. Tale materiale rimarrà all’interno dell’area fino al raggiungimento di un concordato grado di sviluppo, per poi essere reso disponibile agli altri team del progetto.

L1 Condivisione (Shared): è l’area in cui i vari team di progettazione depositano i successivi avanzamenti del proprio lavoro, nei vari stadi concordati di sviluppo, condividendoli: è da notare come in questa fase il progetto sia ancora in lavorazione e la documentazione ciclicamente depositata e prelevata dai vari team consente a tutti di allinearsi con rapidità alle eventuali modifiche e perfezionamenti apportate da ciascuno di essi.

 L2 pubblicazione (Published) è dove viene depositata la documentazione di progetto ultimata e condivisa dai vari team di progettazione e approvata dalla committenza; la documentazione depositata è relativa alla fase realizzativa. Tutti i file prodotti come esportazione dai modelli BIM, saranno salvati in una cartella interna all’area Published. Questa avrà come denominazione la data di pubblicazione dei file stessi. La pubblicazione dei file deve seguire un processo approvativo mediante meeting di coordinamento dal Committente. Esportazioni non relative a consegne ufficiali e formali, dovranno essere salvate all’interno di opportune cartelle nell’area WIP.

 L3 Archiviazione (Archive): L’archiviazione di materiale superato e di tutto il materiale approvato, è effettuato nell’area “Archive”; come negli altri casi, anche qui le cartelle hanno la denominazione basata sulla data di rilascio, ed una breve descrizione del contenuto.

acdat

 La banca dati (o CDE – Common Data Environment) deve consentire la piena gestione del progetto sia da un punto di vista documentale che dei modelli 3D e deve rispecchiare quanto definito precedentemente, sia come normative di riferimento sia come definizione e strutturazione degli spazi e dei flussi di lavoro.

Tutte le informazioni e i dati collaborativi sono presenti e caricati sul CDE (banca dati). Il CDE, indipendentemente da come è realizzato, e quindi dalla piattaforma commerciale che lo ospita (ed oramai ce ne sono varie) e dai software utilizzati, costituisce l'unico sistema ammesso per lo scambio di dati ed informazioni all'interno del processo BIM. Non sarà possibile scambiare informazioni ufficiali al di fuori dei flussi costituiti internamente allo spazio di condivisione, per poter garantire la correttezza ed univocità dell'informazione stessa.

Il CDE Manager e conclusioni finali  

È proprio la grande innovazione costituita dal processo condiviso che insieme ad altri vantaggi ha portato a vedere come strategica l’adozione della metodologia BIM nel settore delle costruzioni soprattutto nelle opere pubbliche. Senza alcun dubbio organizzare un CDE richiede un grosso impegno di risorse, e si ricorda che per le direttive di legge ed i protocolli di cyber security quelli ad uso delle pubbliche amministrazioni devono essere, dedicati cioè non possono basarsi su piattaforme commerciali utilizzabili dalla clientela comune. Il CDE pertanto sarà in tal caso programmato da zero. Il risultato è che tutto ciò richiede competenza particolari, quindi la necessità di figure specialistiche ad hoc. In tal senso nella parte 7 delle suddette norme si parla di CDE Manager o gestore dell’ACDat, una figura specialistica che viene facilmente confusa con l’esperto di reti, il sistemista, ritenendo che debba essere magari un ingegnere informatico esperto di architetture di rete. In effetti il CDE Manager è un membro del team di progettazione quindi con una formazione tecnica nell’ambito delle costruzioni, geometra, ingegnere, architetto, che è specializzato nel flusso documentale BIM al punto di saperlo organizzare secondo la struttura di un CDE, diremo quindi con competenze di tipo amministrativo, senza logicamente trascurare gli aspetti tecnico informatici, che però non rappresentano la formazione di base. Tutto questo comporta nell’era del digitale e dell’industria 4.0 una indubbia maggior spesa nelle dotazioni hardware e software, rispetto ai metodi di progettazione tradizionale. Il processo BIM è tuttavia parte di un più ampio processo di digitalizzazione che investe tutti i settori ormai dell‘economia, e già dalle sue prime proposizioni avvenute una quindicina di anni or sono sta subendo continue e rapide trasformazioni, con l’implementazione di tecnologie di banda larga e di telecomunicazioni sempre più performanti, cosa che obbliga tutti gli operatori del settore delle costruzioni a tenersi costantemente aggiornati.

 

Arch. Luca Talucci - BIM Expert

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