Lo strumento essenziale per permettere agli uffici tecnici delle pubbliche amministrazioni di emanare bandi di gara legati agli appalti pubblici secondo una metodologia digitale è la definizione di un atto organizzativo. Questo atto deve prevedere la dotazione di una serie di strumenti, sia hardware e software, sia documentali, comprensivi di procedure e protocolli, che consentano di gestire il flusso documentale delle commesse.

In questo articolo vogliamo focalizzare l'attenzione su alcuni documenti inclusi nell’atto organizzativo, che, pur avendo contenuti simili, svolgono ruoli essenziali in due fasi distinte dell'appalto: le linee guida e il piano di gestione informativa.

Le linee guida trovano le loro origini nei primi BIM Protocols, sviluppati come parte delle procedure standardizzate americane e successivamente adottati anche nel Regno Unito. Questi strumenti sono utili per fornire direttive organizzative a un team di tecnici incaricati di gestire il flusso degli elaborati relativi alla progettazione di un'opera costruita, sia essa un edificio o un'infrastruttura. Essenzialmente, si tratta di metodologie operative per gestire e confezionare elaborati che vanno dal modello 3D alle informazioni e ai documenti derivati, tenendo conto dei livelli di sviluppo (LOD) corrispondenti alle diverse fasi della commessa.

I Primi BIM Protocols e l'Evoluzione dei BEP

Quando si parla di BIM Protocols, ci si riferisce a una procedura specifica introdotta nell’ambito della direttiva emanata nel 2010 dall’AEC (UK). In un periodo in cui l’uso dello standard aperto IFC non era ancora diffuso, il protocollo si proponeva di risolvere le differenze metodologiche e di interfaccia tra i principali software di BIM authoring allora presenti sul mercato delle costruzioni. Si trattava essenzialmente di una raccolta di procedure standard, elaborata da una commissione di esperti e organizzata in capitoli e tabelle allegate, progettata per supportare il team tecnico. Tale raccolta veniva declinata in funzione del software di BIM authoring adottato, essendo strettamente legata all’interfaccia e alle relative procedure operative.

Il documento affronta, in prima istanza, l’organizzazione del team tecnico per aree di competenza, suddividendole essenzialmente in tre categorie: operativa, di coordinamento e manageriale. Da questa struttura deriva la “skill matrix” dei ruoli, che identifica le figure specialistiche del BIM, quali:

  • Il Modeler, successivamente noto come BIM Specialist, esperto di una specifica disciplina progettuale.
  • Il Coordinator, evoluzione della figura del tradizionale CAD Manager, con un focus sulle attività di coordinamento tra i modelli.
  • Il BIM Manager, responsabile delle strategie e della supervisione complessiva del processo BIM.

Il documento individua, inoltre, le aree di intersezione tra le competenze di queste figure, fornendo una visione strutturata dei ruoli e delle responsabilità all’interno del team.

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Per quanto riguarda le modalità operative specifiche della modellazione, vengono presentate finestre di dialogo e menu dell'interfaccia, con l'obiettivo di illustrare come definire un modello, organizzare le informazioni, gestire le librerie di oggetti e localizzarle, sia in termini di supporto informatico (cartelle repository, ambiente di condivisione dati) sia in termini operativi.

Vengono fornite regole per definire, attraverso una codifica "parlante", le informazioni e le classificazioni documentali relative al livello di dettaglio degli elaborati. Ciò include la denominazione degli elementi del modello, degli oggetti parametrici e dei loro attributi, degli elaborati impaginati, nonché delle viste d'insieme e di dettaglio 2D/3D.

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Sono inoltre definite direttive per l'organizzazione degli elaborati e le modalità di conservazione, basate su una struttura organizzativa da implementare su una piattaforma condivisa e conforme ai criteri di sicurezza informatica. Questo tipo di documento è concepito principalmente come uno standard da adottare ogniqualvolta si renda necessario organizzare una progettazione in BIM. Tale standard prevede, in primo luogo, la definizione della struttura organizzativa, delle funzioni specifiche di ciascun soggetto coinvolto e del ciclo di lavorazione ai diversi livelli di approfondimento informativo.

Viene inoltre specificato come adottare un approccio progressivo in relazione all'evoluzione del progetto, gestendo lo sviluppo delle informazioni sia quantitative sia qualitative. Il modello informativo deve includere caratteristiche dettagliate relative ai rapporti di relazione spaziale e ai collegamenti logici tra le diverse parti del modello.

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Quelli che inizialmente erano semplici BIM Protocol, proposti negli Stati Uniti da istituzioni accademiche per l’uso da parte di enti governativi strategici (come il genio militare o gli enti responsabili della manutenzione degli edifici pubblici), si sono evoluti nel tempo in linee guida più articolate. Tuttavia, mantengono sostanzialmente gli stessi contenuti, adattati e uniformati all’uso delle diverse tecnologie per i cosiddetti usi del BIM, come la modellazione parametrica, le simulazioni 4D, il QTO (Quantity Takeoff), il controllo di coerenza dei modelli e le strutture informative per il Facility Management (FM).

Le linee guida costituiscono uno strumento generale che include una sezione procedurale organizzata in un flusso operativo, concepito per essere utilizzato dalla stazione appaltante al fine di definire tempi e modalità di verifica. Allo stesso tempo, sono strutturate per fornire una metodologia che l'affidatario è tenuto a seguire nella preparazione del progetto. Questo approccio consente alla stazione appaltante di monitorare le diverse fasi di consegna e, parallelamente, di effettuare i cicli di controllo necessari per la validazione del progetto.

ANALOGIE E DIFFERENZE

Un Piano di Gestione Informativa, adottando la terminologia standardizzata italiana definita dalla norma EN UNI 11337, rappresenta anch’esso un’evoluzione di un documento BIM. Questo tipo di documento trae origine dal retaggio metodologico della manualistica BIM americana, in particolare dal BIM Execution Plan (post-contract).

Si tratta di un piano operativo strutturato in sezioni che, in primo luogo, definisce i requisiti informativi legati all’esecuzione dell’opera specifica da realizzare. Esso fornisce dettagli sull’organizzazione che propone il progetto, i ruoli coinvolti e i tempi e le fasi operative. Viene illustrato il percorso progettuale per successivi gradi di approfondimento, dalla progettazione all’esecuzione, con relativi controlli e criteri metodologici. Il piano fornisce inoltre direttive per la gestione successiva alla costruzione, assicurando una continuità operativa e informativa.

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Ci saranno, pertanto, contenuti informativi da predisporre nelle varie fasi del progetto, soggetti a verifiche periodiche da parte del proponente. Sono inoltre definiti i contenuti degli elaborati progettuali, che rispondono alle specifiche richieste contenute nel Capitolato Informativo predisposto dal committente.

Un Piano di Gestione Informativa è dunque elaborato per una specifica commessa e include una parte preliminare che raccoglie le informazioni relative all’opera da realizzare. Tuttavia, nella sua sezione gestionale, può contenere elementi coincidenti con i contenuti di una linea guida, poiché ne riprende i criteri operativi, derivandoli dalla struttura della linea guida adottata dalla stazione appaltante nel proprio atto organizzativo.

Lo schema di un Piano di Gestione Informativa può essere essenzialmente riassunto nei seguenti punti:

  1. Obiettivi del piano: descrizione dei requisiti e degli scopi del piano in relazione alla specifica commessa.
  2. Requisiti informativi: dettagli sui contenuti e sulle modalità di gestione delle informazioni richieste.
  3. Organizzazione del team: definizione dei ruoli e delle responsabilità dei soggetti coinvolti.
  4. Struttura degli elaborati: specifiche relative ai documenti progettuali e ai modelli informativi.
  5. Pianificazione delle verifiche: tempistiche e modalità per i controlli periodici delle informazioni.
  6. Gestione delle informazioni post-realizzazione: criteri per l’uso e la manutenzione delle informazioni durante la fase operativa dell’opera.

 

Un BIM Protocol è una procedura standardizzata universalmente valida che, attraverso un elenco di definizioni, specifica le regole da seguire nella gestione del processo BIM. Include aspetti come la struttura hardware e software degli strumenti coinvolti, le procedure di nomenclatura, archiviazione e scambio dei dati. Questo protocollo funge da base per la redazione della parte operativa di un BEP (BIM Execution Plan) post-contratto.

Le BIM Guidelines, invece, sono un manuale interno sviluppato da un’organizzazione, valido in generale per qualsiasi tipo di commessa. Questo documento può essere condiviso con i partner nei progetti in cui l’organizzazione che le adotta agisce come capofila. Le linee guida si basano sulle indicazioni fornite dal Protocol, ma vengono adattate alle specificità del settore di business dell’organizzazione, che può includere ambiti come edifici (Building), infrastrutture (Infrastructure) o edifici storici (HBIM).

Il Piano di Gestione Informativa (PGI) include sia contenuti operativi, come il MIDP (Master Information Delivery Plan), sia contenuti organizzativi ispirati alle linee guida interne dell’organizzazione. Tuttavia, tali contenuti vengono adattati alla specifica realtà di un appalto, considerando le caratteristiche tecnologiche e operative del progetto commissionato.

Da ciò deriva l’obbligo per tutte le organizzazioni che partecipano a un processo BIM — siano esse progettisti, committenti o esecutori — di predisporre almeno un set iniziale di linee guida. Queste servono a delineare procedure e competenze necessarie per una progettazione digitale efficace e coerente con i requisiti normativi e operativi.

 

A cura di Arch. Luca Talucci | BIM Manager Descor

 

 

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