In questa sede affrontiamo - da un punto metodologico oltre che tecnico - tutti gli aspetti che di solito si adoperano per descrivere e promuovere la metodologia BIM. Occorre tuttavia sempre focalizzare preventivamente in quale contesto operativo si stanno enunciando e quindi la reale utilità che l’impiego possa avere, al fine di descrivere poi processi propedeutici ad una scelta consapevole di BIM Adoption.

Per BIM Adoption non intendiamo la formazione e relativa pratica operativa - che ancora talvolta si confonde con la scelta di sostituire la piattaforma Revit - o la progettazione tradizionale bi e tridimensionale con AutoCAD ed applicazioni connesse (facendone un uso quindi più o meno consapevole in tutte le sue declinazioni disciplinari), ma una definizione di ruoli e strumenti che passa per la conoscenza, quando non è vera e propria competenza, sull’uso dei vari strumenti software e hardware in risposta ad esigenze specifiche da parte della committenza.

Queste esigenze, riferendoci alla multidimensionalità del processo BIM (3D, 4D, 5D, 6D e 7D), possono riguardare la fase di progettazione e consegna dell’opera costruita e la successiva fase di handover o manutenzione nella produzione edilizia ed infrastrutturale.

La necessità o convenienza di adottare la metodologia BIM è pertanto effettuata dalle figure specialistiche designate per tale scopo, il Project Manager che tradizionalmente supervisiona i processi della produzione tecnica finalizzati alla realizzazione dell’opera, coincidente o affiancato dal BIM Manager che ha le competenze specifiche. Le altre figure specifiche Coordinator e Specialist entrano in gioco già a scelta fatta e non intervengono in alcun modo nello studio di fattibilità preliminare, se non per il fatto che debbano essere individuate e o formate.

Il BIM Manager in particolare adatta a questo ambito analisi tradizionali come l’analisi costi-benefici o ancor più approfonditamente di tipo SWOT - ovvero l’analisi dei punti di forza (Strengths), debolezze (Weaknesses), opportunità (Opportunities) e minacce (Threats) in cui questi ultimi li definiremo rischi di perdita economica.

Concetto di ROI

Nell’effettuare questo tipo di valutazioni conviene adottare il medesimo approccio metodologico col quale si ricorre ad un altro strumento economico utile a valutare le scelte produttive in campo aziendale, ovvero il calcolo del ROI o Return of Investment. In termini semplificati esso si calcola dall’equazione ricavi/costi=ROI e viene adoperato generalmente per valutare convenienza di un investimento relativo all’impiego di persone, mezzi e risorse finanziarie in programmi di formazione che sostanzialmente accrescano la produttività e di conseguenza i ricavi.

Più è complesso l’investimento più diventa complessa la formula per calcolarlo.

Come detto le componenti in gioco sono i costi economici legati alla formazione del personale, agli investimenti nell’utilizzo e rinnovo di hardware software, ma anche la perdita di produttività in termini di tempo impiegato a formare il personale e ai tempi di esecuzione più dilatati perché poco esperti della tecnologia, a fronte poi di un incremento della produzione quando si è conseguita la piena “maturità metodologica”.

concetto di ROI

Tutto quanto appena enunciato, rientra nelle scelte strategiche aziendali che farebbe un manager incaricato dai tipi più disparati di azienda di fare uno studio di fattibilità su una determinata iniziativa di investimento aziendale, completamente adattabile alle analisi che effettua un BIM Manager nel valutare la convenienza che una struttura produttiva tecnica possa ottenere conseguendo il grado più alto di maturità BIM (normato dalla UNI11337 part 1) e quello di livello 4 in cui c’è la piena digitalizzazione di tutti gli elaborati.

Viene implicito ritenere che valutazioni di questo genere possano e debbano essere eseguite soprattutto da un responsabile di progetto di qualche Pubblica Amministrazione, magari preparato in materia di BIM e figura chiave nei processi decisionali di un progetto contestualmente ad una specifica commessa e che, data la notevole complessità, il coinvolgimento di numerosi soggetti e la tecnologia obbligatoriamente richiesta, convenga svilupparla con la metodologia BIM.

In effetti per la complessità dei processi produttivi – effettuati con strumenti informatici e secondo normative specifiche – si richiedono un certo grado di maturazione BIM, di esperienze e competenza di processo: tutti aspetti difficili da approntare contestualmente e o episodicamente.

Analisi SWOT: punti di forza, criticità, opportunità e minacce

Sulle opportunità del BIM se ne è tanto scritto e detto, a partire dalle prime enunciazioni della Indiana University applicate ai progetti pilota di pubblico interesse dello Stato della Pennsylvania, attraverso le teorizzazioni del prof. Jerry Laiserin e del prof. Chuck Eastman del MIT.

Questi ultimi declinarono ed indicarono la metodologia BIM utile per arginare ritardi dovuti ad errori e che si traducevano in perdite economiche nella spesa pubblica e slittamenti di consegna connessi alla realizzazione di opere pubbliche o alla manutenzione del patrimonio immobiliare.

La valutazione dei costi connessi ai risultati è prassi alla vigilia di ogni lavoro di grandi dimensioni. Il risultato che poi rende realmente conveniente procedere alla virtualizzazione del modello è sempre la possibilità di avere disponibili le informazioni soprattutto nella vita futura di un edificio e quindi la sua fruizione nel tempo e il relativo mantenimento in piena efficienza, aspetto facilitato se è possibile inoltre gestire le informazioni tecnologiche delle dotazioni in esso presenti.

Teniamo presente che:

  • Tutta la legislazione di tipico tecnico sulla conservazione del dato deve essere strutturata, fruibile e aggiornabile
  • Sono ormai in vigore decreti quali il 560/2018 (divenuto poi 312/2021) a rendere obbligatorio l’uso del BIM per opere di nuova costruzione o di recupero dell’esistente – sia in termini di edifici che di infrastrutture
  • I tempi sono sempre più stringenti

Parliamo infatti del 2025 come temine ultimo: nel nostro Paese è già in corso il conto alla rovescia, in cui tutte le stazioni appaltanti e i potenziali affidatari dovranno aver costruito un ambito metodologico operativo, consapevole ed efficace in termini di uso del BIM.

Già questo possiamo dire che è un punto di forza.

Nell’immagine sottostante possiamo vedere come i punti di forza e le opportunità giocano a favore del BIM, mentre i punti di debolezza – che quasi sempre si traducono in diseconomie di vario genere – e le minacce – che vanificano la possibilità di avere dati permanenti e condivisi – giocano a svantaggio della sua adozione.

analisi swot del bim

Da un punto di vista prettamente di onestà intellettuale va comunque segnalato che, date le risorse a disposizione, le tempistiche stringenti e nonostante gli evidenti benefici di una BIM Adoption, potrebbe non essere conveniente cambiare metodo.

Questo è successo anche ad uffici tecnici di prestigiosi atenei nazionali e pubbliche amministrazioni che hanno sperimentato in passato con successo l’utilizzo del BIM.

Nel futuro prossimo riteniamo che non esisterà più una linea di demarcazione tra metodologia tradizionale e BIM, il cui termine stesso cadrà in disuso diventando prassi consolidata dalla consapevolezza metodologica delle nuove generazioni di tecnici, che non avranno certo più necessità di ricorrere alle analisi economiche finora illustrate.

 

A cura di: Arch Luca Talucci | BIM Manager Descor

 

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